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Tavola rotonda: SkinEco
 

Bioecocosmesi
F. Zago
Chimico industriale, Padova


 

 

Tutti noi usiamo prodotti di igiene personale, prodotti cosmetici, decorativi e via dicendo. Avvenimenti recenti e più in generale, una presa di coscienza generalizzata ci impongono di riflettere sui gesti quotidiani. I rifiuti, ad esempio, che generiamo ogni giorno sono solamente una piccola parte di scarti di produzione. La normativa sulla biodegradabilità e sulla ecotossicità delle materie prime per uso cosmetico non esiste a differenza che per i detergenti. In questo modo i cosmetici inquinano molto di più e senza nessun controllo sulle acque.

Molti prodotti di bellezza contengono sostanze molto economiche ma anche molto potenzialmente pericolose sia per l’ambiente, come detto, che per l’uomo: petrolatum, paraffinum liquidum non nascondono proprio nulla, sono proprio delle frazioni petrolifere.

Il mercato mondiale sta certamente andando verso il prodotto etico. Dopo le varie fasi del prodotto “Buono”, “Bello” e “Sano” è il momento del prodotto “Etico”. Ma quanti eco furbi si nascondono dietro prodotti che di etico hanno solo il nome?

La scelta di produrre cosmetici con valenze naturali è certamente importante ma solo se l’evoluzione verso questo mercato viene fatta con equilibrio.

Non tutto quello che è “naturale” è “Sano” (il curaro è vegetale al 100%), molti derivati naturali provocano delle allergie. Dove troviamo il punto di equilibrio?

Attualmente ci sono molte certificazioni alcune si occupano esclusivamente (o quasi) dell’origine delle materie prime ed altre, sempre in via preferenziale, del destino nell’ambiente delle MP.

Manca ancora una sintesi soddisfacente ma i segnali, tra cui skineco, sono incoraggianti.

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