Dermatologia Correttiva Tecniche di filling
Fin dal loro esordio i filler sono stati utilizzati nel trattamento delle depressioni e di conseguenza anche nella correzione degli esiti atrofico-cicatriziali dell’acne. Già 15 anni fa le cicatrici depresse erano comprese tra le indicazioni di utilizzo del collagene bovino. Tutti i filler più diffusi sono stati utilizzati anche in tal senso. Niente impedisce di infiltrare a tale scopo qualsiasi filler riassorbibile, ma è evidente che il risultato sarà parziale e soprattutto transitorio, mentre l’obbiettivo vero è una correzione stabile nel tempo di tali lesioni. L’acido polilattico invece consente risultati stabili e discretamente soddisfacenti in ragione del suo meccanismo di azione. L’acido polilattico è un polimero dell’acido poli-L-lattico(PLA) ed una volta impiantato si degrada molto lentamente in acido lattico. Il suo uso è diverso dai comuni fillers e diversi i risultati. Infatti l’ac pltt non è un vero e proprio filler, ma piuttosto un “induttore” dell’ispessimento dermico. Una volta introdotto nel derma stimola un fenomeno di neocollagenogenesi. Il risultato è un lento ispessimento dermico, con un aumento visibile del tono e dello spessore cutaneo che raggiunge il suo apice dopo 3 o 4 mesi e rimane stabile permane stabile a lungo. In base a questo razionale l’acido polilattico opportunamente infiltrato può stimolare un livellamento di varie tipologie di cicatrici postacneiche, soprattutto quando confluenti in vaste chiazze. Il trattamento può essere effettuato da solo o in integrazione con altri interventi quali peeling, needling, etc Vengono descritte le modalità di utilizzo, le diluizioni utili e gli accorgimenti fondamentali per un uso efficace e sicuro. | ||
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