Leishmania infantum: alcune piante con effetto tossico specifico P.O. Ascalesi, U. O.S. Dermatologia, A.S.L.Napoli 1. *Dip. Arboricoltura, Botanica, Patologia Vegetale, Univ. "Federico II", Portici (NA)
La Leishmania (L) è un protozoo che appartiene famiglia Thripanosomatidae ed è un organismo dixene. Il suo ciclo vitale si completa in due ospiti: uno vertebrato che rappresenta il serbatoio (volpe, cane, roditori, uomo, ecc.) e l’altro invertebrato che ha la funzione di vettore (zanzare del genere Flebotomo). Nel Vecchio Mondo la specie di L più diffusa è la L. infantum. Il trattamento della leishmaniosi è reso difficile dalla localizzazione del parassita all’interno dei macrofagi, il flebotomo, infatti, pungendo l’animale serbatoio è in grado di iniettare anche un certo numero di leishmanie che vengono fagocitate dai macrofagi. Tale localizzazione comporta una riduzione delle risposta immune e della capacità ad eliminare il protozoo mediante i naturali meccanismi difensivi. Non essendo disponibile alcun vaccino, la terapia è basata principalmente sui composti antimoniali. Questi prodotti sono però altamente tossicici e comportano notevoli effetti collaterali e lo sviluppo di farmacoresistenza. Il WHO ha quindi stabilito che l’analisi dell’etnomedicina costituisce la base per la ricerca e la sintesi di nuovi farmaci. Al fine di contribuire a questi studi abbiamo effettuato una ricerca sulla letteratura riguardo l’uso di prodotti naturali: estratti grezzi di piante, frazioni semi-purificate, molecole ben definite chimicamente. In particolare abbiamo riscontrato che le Annonaceae (Annona aff. spraguei Saff.), le Asteraceae (Inula montana L.), le Burseraceae (Protium amplum Cuatrc), le Miristicaceae (Otoba novogranatensis Moldenke) e le Scrophulariaceae (Scrophularia scorodonia L.) hanno attività antileishmaniosica nei confronti della L. infantum | ||
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