Corso AIDA-GISP Peeling con Fenolo
Il Peeling chimico con fenolo, eseguito da oltre 40 anni, è indicato nel fotodanneggiamento e cronodanneggiamento cutaneo, negli xantelasmi e cicatrici d’acne. I risultati in tali patologie sono pari e, spesso, superiori a quelli ottenibili con altre metodiche (dermabrasione, laser). Il fenolo denatura irreversibilmente le proteine sia di membrana che strutturali, determinando una necrosi controllata dell’epidermide e del derma (come hanno dimostrato gli studi istologici di Stegman). La profondità della distruzione tissutale è proporzionale alla potenza della soluzione adoperata. Le soluzioni più comunemente usate sono al 50% e 88%. La tecnica prevede i seguenti tempi: “sgrassaggio” della pelle con acetone; anestesia mediante blocco dei nervi (sovraorbitario, infraorbitario, nervi del mento, etc.); applicazione della soluzione. Il fenolo va applicato su piccole aree ed è necessario un intervallo di 5–10 minuti tra un’area e l’altra per minimizzarne la cardiotossicità. La cute trattata si sbianca (frost bianco molto compatto); si applicano quindi delle compresse imbevute di acqua fredda e dopo qualche minuto la cute diventa eritematosa. Gli effetti tossici del fenolo a livello cardiaco vengono generalmente riportati in maniera esagerata, infatti le complicazioni si sono avute solo quando la tecnica non veniva eseguita correttamente (tempi, area di applicazione, quantità di soluzione). Come complicanza cutanea è possibile l’iperpigmentazione (spesso con risoluzione spontanea), mentre sono rare le cicatrici e l’ipopigmentazione. Un’attenta selezione dei pazienti ed un’accurata fotoprotezione sono comunque indispensabili per minimizzare tali complicanze. | ||
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