L'ortopedia guida il contenzioso sulle cure
In ortopedia si rischia grosso con l'intervento d'anca (15% di segnalazioni); in oculistica la mina
vagante è la cataratta (38,7%); in oncologia la malpractice s'accanisce soprattutto con gli organi
tipicamente femminili (27%).
Sono oltre 4mila i presunti "errori medici" segnalati lo scorso anno a Cittadinanzattiva-Tribunale
dei diritti del malato, che domani presenta a Roma il rapporto «Pit Salute 2007».
Il report contiene la summa di 22.380 segnalazioni di disagio dei cittadini alle prese
con l'assistenza sanitaria: i casi di scarse cure sono il 18% (meno 2% rispetto al 2006) e
si confermano come uno dei principali temi di scontro tra il cittadino e il Ssn.
Questi numeri non rappresentano ed esauriscono l'universo italiano delle cure ma – come spiega
lo stesso rapporto – sono comunque «rilevanti».
I camici bianchi continuano a sbagliare soprattutto in ospedale (69% delle segnalazioni), nel tempo
di ricovero (91%) e principalmente durante gli interventi chirurgici (66%) anziché al momento
delle diagnosi (28%).
Non molto elevate, nella casistica generale, le differenze di genere: i presunti errori affliggono
uomini e donne rispettivamente al 43 e al 57 per cento, mentre il picco delle lamentele si registra
nel Nord Italia (39%, contro il 25% del Centro, il 24% del Sud e il 12% delle Isole), forse per
una maggiore attenzione dei cittadini a reagire contro inefficienze e disservizi piuttosto che
per un peggior servizio.
Inalterata invece la classifica generale per specialità che vede al top (dei guai) ortopedia con
il 18% di lamentele, seguita da oncologia e chirurgia generale. Nella generale diminuzione
registrata in tutte le aree specialistiche risultano in controtendenza soprattutto
cardiologia (+2% sul 2006) e chirurgia generale (+1%).
«L'importante è che queste segnalazioni non vengano automaticamente classificate "errori"», commenta
a caldo Maurizio Maggiorotti, ortopedico e presidente di Amami (medici ingiustamente accusati
di malpractice). «La vera colpa è non aver ancora creato l'osservatorio del contenzioso e
dell'errore che chiediamo da anni».
Su questo almeno hanno ragione i medici che si difendono dalle tante accuse che poi risultano
infondate: dati non ce ne sono e forse, riconosce lo stesso presidente di Amami,
«il problema serio sta nella qualità della comunicazione col paziente». Un neo ben
evidenziato dal rapporto: la difficoltà d'accesso alle informazioni raccoglie circa
il 13% delle lamentele.
Fa testo, in proposito, l'esame della documentazione clinica sugli interventi oculistici illustrata
dal rapporto: tra gli aspetti problematici spicca quello dei consensi informati fatti
firmare al paziente prima dell'intervento. Si tratta di documenti «standard, uguali per tutti,
che non sempre riportano le complicanze e non sono rapportati allo stato di salute del singolo
paziente – argomenta il Tdm – per questo spesso non è possibile capire se le complicanze sono
dovute a eventi imprevisti, dovuti alla particolarità del singolo organismo, alla maggiore o
minore abilità del chirurgo o all'impiego di strumenti più o meno all'avanguardia».
Allo stesso modo – e vale per tutte le specialità – vengono facilmente liquidati fastidi o sintomi che
potevano funzionare da campanello d'allarme su complicazioni gravi e risulta comunque difficile ottenere
le informazioni che servono a effettuare una scelta consapevole: dotazioni della struttura,
statistiche sul numero di interventi e sulla loro riuscita, tecnologie e tecniche operatorie in uso.
Tutto sommato forse se la cava meglio chi è fuori corsia: gli odontoiatri totalizzano il 5,5% di
segnalazioni, tra cure canalari errate e protesi mal funzionanti; i medici di medicina
generale, appena l'1 per cento. Ma per questi ultimi vale la pena di dire che la lamentela
più frequente riguarda indisponibilità e irreperibilità, dal 2006 al 2007 le segnalazioni
sul medico che non si trova sono passate dal 15,8% al 23,1 per cento.
Certo non è malpractice, ma sembra quanto meno abbandono.
Fonte:
Sara Todaro (ilsole24ore.com)
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