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NEWS (20/01/2006)

Medico: una professione sotto processo.
- Aumento esponenziale delle denunce.
- Secondo l'A.M.A.M.I., la criminalizzazione non conviene a nessuno.


Come già accade da tempo negli Stati Uniti, anche in Italia l'escalation delle denunce nei confronti dei medici accusati di malpractice sta scatenando una vera e propria Inquisizione contro una categoria sempre più criminalizzata. Senza contare che, nella stragrande maggioranza dei casi, i processi e le cause civili contro i camici bianchi si risolvono in un'assoluzione: ma ormai il danno è fatto.
Per illustrare gli effetti nefasti di questa tendenza, che danneggia medici e pazienti, l'Amami (Associazione medici accusati di malpractice ingiustamente) ha tenuto mercoledì 18 gennaio una conferenza a Roma sul tema: "Dalla vocazione all'Inquisizione - proposte per restituire la serenità nel rapporto medico-paziente". Per riflettere sulla gravità del problema bastano alcuni dati: o Ogni medico italiano, in 20 anni, ha l'80% di possibilità di finire sotto processo per presunti errori o Ogni anno 15mila camici bianchi vengono denunciati, ma solo il 25% dei procedimenti si conclude con una condanna o Nonostante il continuo miglioramento della qualità delle cure, certificata anche dall'Oms che considera l'Italia al secondo posto mondiale per qualità dell'assistenza erogata, le denunce per colpa professionale sono aumentate del 148% tra il '94 e il 2002. Eppure, le statistiche rivelano che il 70% degli incidenti ospedalieri, tra i più citati nella casistica della malasanità, dipende da disguidi organizzativi indipendenti dal ruolo del medico. Parallelamente si registra l'escalation esponenziale dei premi assicurativi pagati dai camici bianchi per tutelarsi: mediamente un chirurgo, per una copertura di 520mila euro, spendeva 350 euro annuali negli anni '80, diventati 700 negli anni '90 e circa 2.500 euro oggi. Il premio assicurativo, per un chirurgo, arriva ad assorbire un'intera mensilità del suo stipendio: ciò è dovuto anche al fatto che le compagnie disdicono le polizze, per poi aumentarne il premio quando vengono ristipulate, ogni volta che l'assicurato finisce sotto processo. Anche se la causa si conclude con un'assoluzione. Il rischio di tutto questo è che i medici finiscono per tutelarsi attraverso la cosiddetta "medicina difensiva": ossia la pratica di badare alle cause legali delle cure somministrate prima che alla loro efficacia per il paziente. Negli Usa, dove l'Inquisizione è in corso già da decenni, il 71% dei medici ha rivelato in un sondaggio di prescrivere "più esami del necessario" per cautelarsi da eventuali ricorsi. Il che fa lievitare oltre misura i costi della sanità pubblica e privata. Inoltre, come ricorda il dott. Maurizio Maggiorotti, presidente dell'Amami, "negli Usa è ormai difficilissimo trovare ostetrici e ginecologi, stante l'alto rischio di denuncia per chi opera in queste specialità". Nella conferenza tenuta a Roma, Maggiorotti ha indicato le proposte dell'Amami per evitare uno scenario simile anche in Italia.
Queste in sintesi le richieste dell'associazione:
  • Istituzione di un fondo per le vittime dell'aleaterapeutica, ossia per le i pazienti colpiti da complicanze imprevenibili di una cura o di un'operazione. E' dimostrato ad esempio che il 3% delle protesi all'anca si infetta indipendentemente da qualsiasi ruolo del medico.
  • Obbligatorità del ricorso al contenzioso arbitrale nelle cause di risarcimento inferiori ai 100mila euro, per diminuire i tempi della giustizia attraverso il ricorso a camere conciliative dove vigono procedure più veloci. Mediamente, una causa paziente-medico impiega almeno 5 anni prima di concludersi.
  • Obbligo per i tribunali di avvalersi di consulenti esperti nella specialità in causa nel processo, ossia specialisti di comprovata competenza da affiancare al medico legale per coadiuvarlo. In tal senso l'Amami suggerisce di coinvolgere la Conferenza permanente delle specialità, un collegio di esperti di ogni disciplina medica, già operativo da alcuni anni, che possiede i migliori requisiti per indicare di volta in volta il nome di uno specialista da affiancare al medico legale. E che già è stato utilizzato con successo in diversi processi
  • Istituzione di osservatori regionali sul contenzioso medico-paziente, in modo da permettere ad amministratori e associazioni interessate di avere a disposizione cifre certe sulla reale entità del fenomeno. Finora, nessuna regione ha istituito un osservatorio, anche se la Sicilia si è impegnata a farlo al più presto.


Fonte: Tuo Quotidiano



 

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