Piaghe cutanee
Italia prima in Europa
Lesioni cutanee croniche: un problema socio-assistenziale sottovalutato, ma di notevoli dimensioni.
Le piaghe cutanee costano al Ssn quasi 1 miliardo di euro l'anno, mentre al
sistema produttivo fa perdere poco meno di 500 mila giornate di lavoro, tra
pazienti e familiari dei malati che non si recano in ufficio per assisterli.
L'allarme sulla situazione italiana arriva dal IV congresso nazionale dell'Aiuc
(Associazione italiana ulcere cutanee), in corso a Torino.
L'Italia ha il primato in Europa per numero di malati, che si stima intorno a
due milioni, con i diversi tipi di ulcere della pelle: da decubito, varici, da
diabete, chirurgiche. Per questo, l'Aiuc chiede al ministro della Salute, Francesco
Storace, di seguire la strada degli altri Paesi che rimborsano le cure domiciliari,
abbattendo gli oneri per le casse pubbliche.
Per la curare delle piaghe cutanee, ogni anno,il Ssn spende circa 900 milioni di
euro, cioè tre volte in più degli altri Paesi europei (221 mln la Francia, 225
la Germania, 435 la Gran Bretagna) e quasi come gli Stati Uniti (1 miliardo di euro),
che però hanno una popolazione cinque volte superiore a quella italiana.
Un costo diretto al quale va aggiunto quello indiretto per le aziende, se si pensa
alla mancata presenza sul posto di lavoro dei pazienti e di chi li assiste, oltre
all'influenza che la patologia provoca sullo stato emozionale quando si torna al
proprio impiego: il 32% afferma di risentirne in maniera severa e il 62%
moderatamente.
Su un campione di 600 persone, l'80% ha ammesso che le piaghe gli impediscono di
lavorare oltre a procurargli il dolore. Di conseguenza la maggioranza di essi non
può camminare a lungo, non riesce a sollevare le borse della spesa, ha difficoltà
nel lavarsi e vestirsi.
Dalla quattro giorni torinese è emerso che la mancanza di un approccio innovativo
nel campo delle cure, che favorisca la medicazione a domicilio al posto del
ricovero in ospedale, non consente all'Italia di abbattere la spesa e di migliorare
la qualità della vita di quanti ne soffrono.
L'11% delle persone ospedalizzate con piu' di 65 anni è infatti soggetta a
piaghe da decubito ed è più esposta alla mortalità (circa quattro volte superiore).
La media delle degenze per piaghe sfiora i 30 giorni, contro quella dei Paesi
Ue che varia dai 10 ai 12 giorni, ottenuta privilegiando il servizio sul territorio,
la formazione degli operatori e, soprattutto, la rimborsabilità delle cure.
Secondo gli esperti riuniti nel capoluogo piemontese, almeno la metà delle
degenze, dal costo di 600 euro al giorno per paziente, si potrebbe abbattere
dispensando nelle farmacie i vari prodotti. Questa misura permetterebbe allo
Stato di risparmiare oltre 500 milioni di euro, dall'altra eviterebbe ai pazienti
il ricovero, la fila negli ambulatori e negli ospedali o, in alternativa, di
pagare di tasca propria i presidi medici.
"Bisogna agire su due livelli: sulle norme per i rimborsi e sulla formazione", afferma il presidente del congresso dell'Aiuc
Elia Ricci.
"Si sottovaluta la patologia, che non riguarda solo gli anziani,
ma investe uno spettro più ampio di persone - prosegue Elia - abbiamo
un sistema di cura che non è appropriato perché privilegia l'ospedalizzazione
o l'intervento delle strutture sanitarie pubbliche, non tenendo conto che una
giornata in ospedale costa come diverse settimane di terapie domiciliari.
Dotando infatti le famiglie di farmaci e di materiali di consumo, si otterrebbero
risparmi e una migliore condizioni di vita per i pazienti e i congiunti.
Per le dimensioni e la consistenza del problema - conclude Ricci - non si possono
più rimandare questi interventi".
Tratto da "Dica33"
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