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Temi Valutazione del Danno alla Persona
Problemi Valutativi

Problemi generali

VALUTAZIONE MEDICO-LEGALE DEL DANNO BIOLOGICO TEMPORANEO
di Valerio Cirfera, Giuseppe Rampino

Il Danno Biologico, in rapporto alla sua cronologia, può essere essenzialmente rappresentato nel modo seguente:
  1. Danno all'istante: lesione all'atto dell'evento -> es. ferita cutanea da ustione o da taglio
  2. Danno in fase acuta o Temporaneo o Transitorio: lesione susseguente all'atto del sinistro e terminante con la guarigione clinica, meglio conosciuto sotto la sigla di I.T (Invalidità Temporanea o Inabilità in caso di danno lavorativo) -> es. fase della cicatrizzazione
  3. Danno Permanente: rappresentato dai postumi stabilizzati -> cicatrice irreversibile
Tutte queste voci di danno interferiscono e compromettono, in modo Totale o Parziale, gli atti ordinari del modo di essere e vivere quotidiano, comuni a tutte le persone e indipendenti dalle caratteristiche individuali di quest'ultime. Per cui la I.T. può essere Totale o al 100% (I.T.T.), con durata di alcuni giorni o alcune settimane in proporzione al tipo ed entità delle lesioni, o Parziale (I.T.P.), di solito espressa in termini percentuali (50%, 25% ecc.) di riduzione delle attitudini personali alle comuni attività quotidiane della vita. Nel primo caso l'invalidità coincide con l'inabilità assoluta allo svolgimento di attività lavorativa generica (unica forma di danno biologico temporaneo riconosciuto dall' assicurazione sociale dell' I.N.A.I.L., in base all'art. 2 T.U. delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali.)

Nell'analizzare le conseguenze negative del danno biologico temporaneo sulle attività della persona si deve fare riferimento alla sfera strettamente individuale di quest'ultima a quella relazionale.

Le principali attività personali, ovvero le normali funzioni psico-fisiche e realizzatrici della persona, possono essere così riassunte:

Attività personali:
  • cura e igiene di se stessi
  • ideazione e progettualià
  • tono dell'umore
  • autonomia nel mangiare, vestirsi, viaggiare e spostarsi
  • dormire, leggere e scrivere
  • avere rapporti sessuali
  • dedicarsi a svaghi, coltivare degli interessi ecc.


Attività relazionali:
  • comunicare con gli altri
  • lavorare
  • aiutare il prossimo
  • partecipare alle attività sociali ecc.

La fase temporanea del danno biologico corrisponde al decorso clinico dell'evento morboso e contempla il suo follow up, incluse le visite mediche generiche e specialistiche con le relative certificazioni, gli esami strumentali e di laboratorio, le prove di funzionalità del distretto corporeo danneggiato, le cure farmacologiche e fisioterapiche, le medicazioni, gli interventi chirurgici, l'applicazione di dispositivi contenitivi ecc. Va da sé che il danno biologico temporaneo, come anche quello permanente, può essere causa di eventuale danno emergente e lucro cessante, elementi costitutivi del danno patrimoniale. Il danno biologico transitorio termina con la guarigione clinica della fase acuta della malattia, a cui possono residuare dei postumi quoad valitudinem in caso di esiti invalidanti stabilizzati (es. cicatrice cheloidea disfunzionale del ginocchio o gomito) proporzionali all'entità e alla durata delle lesioni occorse al danneggiato, da accertare e valutare successivamente in opportuna sede medico-legale. In alternativa può accadere di non avere alcun postumo stabilizzato ma la guarigione anatomo-funzionale (restitutio ad integrum), ovvero, in casi fortunatamente meno frequenti, una prognosi infausta quoad vitam. In assenza di esiti si valuta solo l'I.T., che nella maggior parte dei casi risulta essere parziale, in quanto l'I.T.T., sottintendendo il totale impedimento di tutte le funzioni esistenziali, ricorre essenzialmente in casi specifici da accertare e valutare in base alla documentazione sanitaria esibita dal danneggiato, riservandola di fatto a poche evenienze e in particolare allorquando c'è stato un ricovero o l'applicazione di un apparecchio gessato. Per concludere, spesso si discute sul riconoscimento dell' I.T.T. in caso di distorsione del rachide cervicale o per lesioni similari che nella maggior parte dei casi possono preludere a delle "micropermanenti". Ad opinione dello scrivente, supportata dai dati della letteratura, l'I.T.T. dovrebbe essere riconosciuta solo in casi selezionati ovvero per alcuni giorni, qualora è dimostrabile una rilevante indicazione e l'avvenuta applicazione del collare cervicale. E' noto che il suo uso indiscriminato e continuato per più di otto-dieci giorni, non solo non trova giustificazione terapeutica, ma può essere esso stesso fonte di danni aggiuntivi alle docce muscolari cervicali. (*1)



Dott. Valerio Cirfera - dermatologo
Avv. Giuseppe Rampino



Bibliografia Essenziale
(*1) Il colpo di frusta cervicale
Ania - Aci Aprile 2002




 

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