Articolo 1 - Definizione
Il Codice di Deontologia Medica contiene principi e regole che il medico-chirurgo e l'odontoiatra,
iscritti agli albi professionali dell'Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, di seguito indicati
con il termine medico, devono osservare nell'esercizio della professione.
Il comportamento del medico, anche al di fuori dell'esercizio della professione, deve essere consono
al decoro e alla dignità della stessa.
Il medico è tenuto alla conoscenza delle norme del presente Codice, la cui ignoranza non lo esime
dalla responsabilità disciplinare.
Articolo 2 - Potestà disciplinare - Sanzioni
L'inosservanza dei precetti, degli obblighi e dei divieti fissati dal presente Codice di Deontologia
Medica e ogni azione od omissione, comunque disdicevoli al decoro o al corretto esercizio della
professione, sono punibili con le sanzioni disciplinari previste dalla legge. Le sanzioni devono essere a
deguate alla gravità degli atti.
TITOLO II: DOVERI GENERALI DEL MEDICO
CAPO I: Indipendenza e dignità della professione
Articolo 3 - Doveri del medico
Dovere del medico e' la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla
sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza discriminazioni
di età, di sesso, di razza, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia, in tempo
di pace come in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera.
La salute e' intesa nell'accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e
psichico della persona.
Articolo 4 - Libertà e indipendenza della professione
L'esercizio della medicina e' fondato sulla libertà e sull'indipendenza della professione.
Articolo 5 - Esercizio dell'attività' professionale
Il medico nell'esercizio della professione deve attenersi alle
conoscenze scientifiche e ispirarsi ai valori etici fondamentali, assumendo come principio
il rispetto della vita, della salute fisica e psichica, della libertà e della dignità della
persona; non deve soggiacere a interessi, imposizioni e suggestioni di qualsiasi natura.
Il medico deve denunciare all'Ordine ogni iniziativa tendente a imporgli comportamenti
non conformi alla deontologia professionale, da qualunque parte essa provenga.
Articolo 6 - Limiti dell'attività' professionale
In nessun caso il medico deve abusare del suo status professionale. Il
medico che riveste cariche pubbliche non può avvalersene a scopo di
vantaggio professionale.
CAPO II: Prestazioni d'urgenza
Articolo 7 - Obbligo di intervento
Il medico, indipendentemente dalla sua abituale attività, non può mai rifiutarsi di prestare soccorso
o cure d'urgenza e
deve tempestivamente attivarsi per assicurare ogni specifica e adeguata assistenza.
Articolo 8 - Calamità
Il medico, in caso di catastrofe, di calamità o di epidemia,
deve mettersi a disposizione dell'Autorità' competente.
CAPO III: Obblighi peculiari del medico
Articolo 9 - Segreto professionale
Il medico deve mantenere il segreto su tutto ciò che gli e' confidato o che può conoscere
in ragione della sua professione; deve, altresì, conservare il massimo riserbo sulle prestazioni
professionali effettuate o programmate, nel rispetto dei principi che garantiscano la tutela della
riservatezza. La rivelazione assume particolare gravità quando ne derivi profitto, proprio
o altrui, o nocumento della persona o di altri. Costituiscono giusta causa di rivelazione, oltre
alle inderogabili ottemperanze a specifiche norme legislative
(referti, denunce, notifiche e certificazioni obbligatorie):
la richiesta o l'autorizzazione da parte della persona assistita o del suo
legale rappresentante, previa specifica informazione sulle conseguenze o sull'opportunità'
o meno della rivelazione stessa;
l'urgenza di salvaguardare la vita o la salute dell'interessato
di terzi, nel caso in cui l'interessato stesso non sia in grado di
prestare il proprio consenso per impossibilità fisica, per incapacità di agire
o per incapacità di intendere e di volere;
l'urgenza di salvaguardare la vita o la salute di terzi, anche nel caso di diniego
dell'interessato, ma previa autorizzazione del Garante per la protezione dei dati personali.
La morte del paziente non esime il medico dall'obbligo del segreto.
Il medico non deve rendere al Giudice testimonianza su ciò che gli e' stato confidato
o e' pervenuto a sua conoscenza nell'esercizio della professione. La cancellazione
dall'albo non esime moralmente il medico dagli obblighi del presente articolo.
Articolo 10 - Documentazione e tutela dei dati
Il medico deve tutelare la riservatezza dei dati personali e della documentazione in suo possesso
riguardante le persone anche se affidata a codici o sistemi informatici. Il medico deve informare
i suoi collaboratori dell'obbligo del segreto professionale e deve vigilare affinché essi
vi si conformino. Nelle pubblicazioni scientifiche di dati clinici o di osservazioni
relative a singole persone, il medico deve assicurare la non identificabilità delle stesse.
Analogamente il medico non deve diffondere, attraverso la stampa o altri mezzi di informazione,
notizie che possano consentire l'identificazione del soggetto cui si riferiscono.
Articolo 11 - Comunicazione e diffusione di dati
Nella comunicazione di atti o di documenti relativi a singole persone, anche se destinati a Enti
o Autorità che svolgono attività sanitaria, il medico deve porre in essere
ogni precauzione atta a garantire la tutela del segreto professionale. Il medico,
nella diffusione di bollettini medici, deve preventivamente acquisire il consenso dell'interessato
o dei suoi legali rappresentanti. Il medico non può collaborare alla costituzione di banche di
dati sanitari, ove non esistano garanzie di tutela della riservatezza, della sicurezza
e della vita privata della persona.
CAPO IV: Accertamenti diagnostici e trattamenti terapeutici
Articolo 12 - Prescrizione e trattamento terapeutico
La prescrizione di un accertamento diagnostico e/o di una terapia impegna la responsabilità
professionale ed etica del medico e non può che far seguito a una diagnosi circostanziata o, quantomeno,
a un fondato sospetto diagnostico. Su tale presupposto al medico e' riconosciuta autonomia nella
programmazione, nella scelta e nell'applicazione di ogni presidio diagnostico e terapeutico, anche in regime
di ricovero, fatta salva la libertà del paziente di rifiutarle e di assumersi la responsabilità del
rifiuto stesso. essere ispirati ad aggiornate e sperimentate acquisizioni evidenze metodologicamente fondate.
Sono vietate l'adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici non provati scientificamente o
non supportati da adeguata sperimentazione e documentazione clinico-scientifica, nonché di terapie segrete.
In nessun caso il medico dovrà accedere a richieste del paziente in contrasto con i principi di scienza
e coscienza allo scopo di compiacerlo, sottraendo alle sperimentate ed efficaci cure disponibili.
La prescrizione di farmaci, per indicazioni non previste dalla scheda tecnica o non ancora autorizzate
al commercio, e' consentita purché la loro efficacia e tollerabilità sia scientificamente
documentata. In tali casi, acquisito il consenso scritto del paziente debitamente informato,
il medico si assume la responsabilità della cura ed e' tenuto a monitorarne gli effetti. E' obbligo
del medico segnalare tempestivamente alle autorità competenti, le reazioni avverse eventualmente comparse
durante un trattamento terapeutico.
Articolo 13 - Pratiche non convenzionali - Denuncia di abusivismo
La potestà di scelta di pratiche non convenzionali nel rispetto del decoro e della dignità
della professione si esprime nell'esclusivo ambito della diretta e non delegabile
responsabilità professionale, fermo restando, comunque, che qualsiasi terapia non
convenzionale non deve sottrarre il cittadino a specifici trattamenti di comprovata
efficacia e richiede l'acquisizione del consenso. E' vietato al medico di collaborare a qualsiasi
titolo o di favorire chi eserciti abusivamente la professione anche nel settore delle
cosiddette "pratiche non convenzionali". Il medico venuto a conoscenza di casi di esercizio abusivo
o di favoreggiamento o collaborazione anche nel settore delle pratiche di cui al precedente comma,
e' obbligato a farne denuncia anche all'Ordine professionale. Il medico che nell'esercizio professionale
venga a conoscenza di prestazioni mediche e/o odontoiatriche effettuate fa non abilitati alla professione
e' obbligato a farne denuncia anche all'Ordine di appartenenza.
Articolo 14 - Accanimento diagnostico-terapeutico
Il medico deve astenersi dall'ostinazione in trattamenti, da cui
non si possa fondatamente attendere un beneficio per la salute del malato e/o un miglioramento
della qualità della vita.
Articolo 15 - Trattamenti che incidono sull'integrità psico-fisica
I trattamenti che comportino una diminuzione della resistenza psico-fisica del malato possono
essere attuati, previo accertamento delle necessità terapeutiche, e solo al fine di procurare
un concreto beneficio clinico al malato o di alleviarne le sofferenze.
CAPO V: Obblighi professionali
Articolo 16 - Aggiornamento e formazione professionale permanente
Il medico ha l'obbligo dell'aggiornamento e della formazione
professionale permanente, onde garantire il continuo adeguamento
delle sue conoscenze e competenze al progresso clinico
scientifico.
TITOLO III: RAPPORTI CON IL CITTADINO
CAPO I: Regole generali di comportamento
Articolo 17 - Rispetto dei diritti del cittadino
Il medico nel rapporto con il cittadino deve improntare la propria attività
professionale al rispetto dei diritti fondamentali della persona.
Articolo 18 - Competenza professionale
Il medico deve garantire impegno e competenza professionale, non assumendo obblighi che non sia in
condizione di soddisfare. Egli deve affrontare i problemi diagnostici con il massimo scrupolo,
dedicandovi il tempo necessario per approfondito colloquio e per un adeguato esame obiettivo,
avvalendosi delle indagini ritenute necessarie. Nel rilasciare le prescrizioni diagnostiche,
terapeutiche e riabilitative deve fornire, in termini comprensibili e documentati,
tutte le idonee informazioni e verificarne, per quanto possibile, la corretta esecuzione.
Il medico che si trovi di fronte a situazioni cliniche, alle quali non sia in grado di provvedere
efficacemente, deve indicare al paziente le specifiche competenze necessarie al caso in esame.
Articolo 19 - Rifiuto d'opera professionale
Il medico al quale vengano richieste prestazioni che contrastino con la sua coscienza o con il suo
convincimento clinico, può rifiutare la propria opera, a meno che questo comportamento non sia
di grave e immediato nocumento per la salute della persona assistita.
Articolo 20 - Continuità delle cure
Il medico deve garantire al cittadino la continuità delle cure. In caso di indisponibilità, di
impedimento o del venir meno del rapporto di fiducia deve assicurare la propria sostituzione,
informandone il cittadino e, se richiesto, affidandolo a colleghi di adeguata competenza. Il medico
non può abbandonare il malato ritenuto inguaribile, ma deve continuare ad assisterlo anche al solo
fine di lenirne la sofferenza fisica e psichica.
Articolo 21 - Documentazione clinica
Il medico deve, nell'interesse esclusivo della persona assistita, mettere
la documentazione clinica in suo possesso a disposizione della stessa, o dei suoi legali
rappresentanti, o di medici e istituzioni da lei indicati per iscritto.
Articolo 22 - Certificazione
Il medico non può rifiutarsi di rilasciare direttamente al cittadino certificati relativi
al suo stato di salute. Il medico, nel redigere certificazioni, deve valutare e attestare soltanto
dati clinici che abbia direttamente costatato.
Articolo 23 - Cartella clinica
La cartella clinica deve essere redatta chiaramente, con puntualità e diligenza, nel rispetto
delle regole della buona pratica clinica e contenere, oltre ad ogni dato obiettivo relativo alla
condizione patologica e al suo decorso, le attività diagnostico-terapeutiche praticate.
CAPO II: Doveri del medico e diritti del cittadino
Articolo 24 - Libera scelta del medico e del luogo di cura
La libera scelta del medico e del luogo di cura costituisce principio fondamentale del rapporto
medico-paziente. Nell'esercizio dell'attività' libero professionale svolta presso le strutture
pubbliche e private, la scelta del medico costituisce diritto fondamentale del cittadino. E', pertanto,
vietato qualsiasi accordo tra medici tendente ad influire sul diritto del cittadino alla libera scelta.
Il medico può consigliare, ma non pretendere, che il cittadino si rivolga a determinati presidi,
istituti o luoghi di cura.
Articolo 25 - Sfiducia del cittadino
Qualora abbia avuto prova di sfiducia da parte della persona assistita o dei suoi legali
rappresentanti, se minore o incapace, il medico può rinunciare all'ulteriore trattamento,
purché ne dia tempestivo avviso; deve, comunque, prestare la sua opera sino alla sostituzione con
altro collega, cui competono le informazioni e la documentazione utili alla prosecuzione delle cure,
previo consenso scritto dell'interessato.
Articolo 26 - Soccorso d'urgenza
Il medico che presti soccorso d'urgenza ad un malato curato da altro collega o che assista
temporaneamente un paziente in assenza del curante, non può pretendere che gli venga affidata
la continuazione delle cure.
Articolo 27 - Fornitura di medicinali
Il medico non può fornire i medicinali necessari alla cura a
titolo oneroso. E' vietata al medico ogni forma di prescrizione che procuri a sé
o ad altri indebito lucro.
Articolo 28 - Comparaggio
Ogni forma di comparaggio è vietata.
CAPO III: Doveri del medico verso i minori, gli anziani e i disabili
Articolo 29 - Assistenza
Il medico deve contribuire a proteggere il minore, l'anziano e il disabile, in particolare quando
ritenga che l'ambiente, familiare o extrafamiliare, nel quale vivono, non
sia sufficientemente sollecito alla cura della loro salute, ovverosia sede di maltrattamenti, violenze
o abusi sessuali, fatti salvi gli obblighi di referto o di denuncia all'Autorità' giudiziaria nei casi
specificatamente previsti dalla legge. Il medico deve adoperarsi, in qualsiasi circostanza,
perché il minore possa fruire di quanto necessario ad un armonico sviluppo psico-fisico e affinché
allo stesso, all'anziano e al disabile siano garantite qualità e dignità di vita, ponendo particolare
attenzione alla tutela dei diritti degli assistiti non autosufficienti sul piano psichico e sociale,
qualora vi sia incapacità manifesta d'intendere e di volere, ancorché non legalmente dichiarata.
Il medico, in caso d'opposizione dei legali rappresentanti alla necessaria cura dei minori e degli
incapaci, deve ricorrere alla competente autorità giudiziaria.
CAPO IV: Informazione e consenso
Articolo 30 - Informazione al cittadino
Il medico deve fornire al paziente la più idonea informazione sulla diagnosi, sulla prognosi, sulle
prospettive e le eventuali alternative diagnostico-terapeutiche e sulle prevedibili conseguenze
delle scelte operate; il medico nell'informarlo dovrà tenere conto delle sue capacità di
comprensione, al fine di promuoverne la massima adesione alle proposte diagnostico- terapeutiche.
Ogni ulteriore richiesta d'informazione da parte del paziente deve essere soddisfatta. Il medico deve,
altresì, soddisfare le richieste di informazione del cittadino in tema di prevenzione. Le informazioni
riguardanti prognosi gravi o infauste o tali da poter procurare preoccupazione e sofferenza alla
persona, devono essere fornite con prudenza, usando terminologie non traumatizzanti e
senza escludere elementi di speranza. La documentata volontà della persona assistita di non essere
informata o di delegare ad altro soggetto l'informazione deve essere rispettata.
Articolo 31 - Informazione a terzi
L'informazione a terzi è ammessa solo con il consenso esplicitamente espresso dal paziente,
fatto salvo quanto previsto all'Articolo 9 allorché sia in grave pericolo la salute o la vita di altri.
In caso di paziente ricoverato il medico deve raccogliere gli eventuali nominativi delle persone
preliminarmente indicate dallo stesso a ricevere la comunicazione dei dati sensibili.
Articolo 32 - Acquisizione del consenso
Il medico non deve intraprendere attività diagnostica e/o terapeutica senza l'acquisizione
del consenso informato del paziente. Il consenso, espresso in forma scritta nei casi previsti
dalla legge e nei casi in cui per la particolarità delle prestazioni diagnostiche e/o terapeutiche o
per le possibili conseguenze delle stesse sulla integrità fisica si renda opportuna
una manifestazione inequivoca della volontà della persona, è integrativo e non sostitutivo del
processo informativo di cui all'Articolo 30. Il procedimento diagnostico e/o il trattamento
terapeutico che possano comportare grave rischio per l'incolumità' della persona, devono essere
intrapresi solo in caso di estrema necessità e previa informazione sulle possibili conseguenze,
cui deve far seguito un'opportuna documentazione del consenso. In ogni caso, in presenza di documentato
rifiuto di persona capace di intendere e di volere, il medico deve desistere dai conseguenti atti
diagnostici e/o curativi, non essendo consentito alcun trattamento medico contro la volontà
della persona, ove non ricorrano le condizioni di cui al successivo articolo 34.
Articolo 33 - Consenso del legale rappresentante
Allorché si tratti di minore, interdetto o inabilitato il consenso agli interventi diagnostici
e terapeutici, nonché al trattamento dei dati sensibili, deve essere espresso dal
rappresentante legale. In caso di opposizione da parte del rappresentante legale al trattamento
necessario e indifferibile a favore di minori o di incapaci, il medico è tenuto a informare l'autorità'
giudiziaria.
Articolo 34 - Autonomia del cittadino
Il medico deve attenersi, nel rispetto della dignità, della libertà e dell'indipendenza
professionale, alla volontà di curarsi, liberamente espressa dalla persona. Il medico, se il paziente
non è in grado di esprimere la propria volontà in caso di grave pericolo di vita, non può non tenere
conto di quanto precedentemente manifestato dallo stesso. Il medico ha l'obbligo di dare informazioni al
minore e di tenere conto della sua volontà, compatibilmente con l'età' e con la capacità di
comprensione, fermo restando il rispetto dei diritti del legale rappresentante; analogamente deve
comportarsi di fronte a un maggiorenne infermo di mente.
Articolo 35 - Assistenza d'urgenza
Allorché sussistano condizioni di urgenza e in caso di pericolo per la vita di una persona,
che non possa esprimere, al momento, volontà contraria, il medico deve prestare l'assistenza e le cure
indispensabili.
CAPO V: Assistenza ai malati inguaribili
Articolo 36 - Eutanasia
Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti
diretti a provocarne la morte.
Articolo 37 - Assistenza al malato inguaribile
In caso di malattie a prognosi sicuramente infausta o pervenute alla fase terminale, il medico
deve limitare la sua opera all'assistenza morale e alla terapia atta a risparmiare inutili
sofferenze, fornendo al malato i trattamenti appropriati a tutela, per quanto possibile, della qualità
di vita. In caso di compromissione dello stato di coscienza, il medico deve proseguire nella terapia
di sostegno vitale finché ritenuta ragionevolmente utile. Il sostegno vitale dovrà essere mantenuto
sino a quando non sia accertata la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell'encefalo.
CAPO VI: Trapianti
Articolo 38 - Prelievo di parti di cadavere
Il prelievo di parti di cadavere a scopo di trapianto terapeutico può essere effettuato
solo nelle condizioni e nei modi previsti dalle leggi in vigore.
Articolo 39 - Prelievo di organi e tessuti da persona vivente
Il prelievo di organi e tessuti da persona vivente è consentito solo se diretto a fini diagnostici,
terapeutici o di ricerca scientifica e se non produttivo di menomazioni permanenti
dell'integrità' fisica o psichica del donatore, fatte salve le previsioni normative in materia.
Il prelievo non può essere effettuato per fini di commercio e di lucro e presuppone l'informazione
e il consenso scritto del donatore o dei suoi legali rappresentanti.
CAPO VII: Sessualità e riproduzione
Articolo 40 - Informazione in materia di sessualità, riproduzione e contraccezione
Il medico, nell'ambito della salvaguardia del diritto alla procreazione cosciente e responsabile,
è tenuto a fornire ai singoli e alla coppia, nel rispetto della libera determinazione della
persona, ogni corretta informazione in materia di sessualità, di riproduzione e di contraccezione.
Ogni atto medico diretto a intervenire in materia di sessualità e di riproduzione è consentito soltanto al
fine di tutelare la salute.
Articolo 41 - Interruzione volontaria di gravidanza
L'interruzione della gravidanza, al di fuori dei casi previsti dalla legge, costituisce grave infrazione
deontologica tanto più se compiuta a scopo di lucro. Il medico obiettore di coscienza, ove non
sussista imminente pericolo per la vita della donna, o, in caso di tale pericolo, ove possa essere
sostituito da altro collega altrettanto efficacemente, può rifiutarsi d'intervenire
nell'interruzione volontaria di gravidanza.
Articolo 42 - Fecondazione assistita
Le tecniche di procreazione umana medicalmente assistita hanno lo scopo di ovviare la sterilità.
E' fatto divieto al medico, anche nell'interesse del vene del nascituro, di attuare:
forme di maternità surrogata;
forme di fecondazione assistita al di fuori di coppie etero-sessuali stabili;
pratiche di fecondazione assistita dopo la morte del partner. E' proscritta ogni pratica di
fecondazione assistita ispirata a pregiudizi razziali; non è consentita alcuna selezione
dei gameti ed è bandito ogni sfruttamento commerciale, pubblicitario, industriale di gameti,
embrioni e tessuti embrionali o fetali, nonché la produzione di embrioni ai soli fini di ricerca.
Sono vietate pratiche di fecondazione assistita in studi, ambulatori e strutture sanitarie
privi di idonei requisiti.
CAPO VIII: Sperimentazione
Articolo 43 - Interventi sul genoma e sull'embrione umano
Ogni intervento sul genoma umano non può che tendere alla
prevenzione e alla correzione di condizioni patologiche. Sono vietate manipolazioni genetiche
sull'embrione che non abbiano finalità di prevenzione e correzione di condizioni patologiche.
Articolo 44 - Test genetici predittivi
Non sono ammessi test genetici se non diretti in modo esclusivo a rilevare o predire malformazioni o
malattie ereditarie e se non espressamente richiesti, per iscritto, dalla persona interessata o dalla
madre del concepito, che hanno diritto alle preliminari informazioni e alla più ampia e oggettiva
illustrazione sul loro significato, sul loro risultato, sui rischi della gravidanza, sulle prevedibili
conseguenze sulla salute e sulla qualità della vita, nonché sui possibili interventi di prevenzione
e di terapia. Il medico non deve, in particolare, eseguire test genetici predittivi a fini
assicurativi o occupazionali se non a seguito di espressa e consapevole manifestazione di volontà da
parte del cittadino interessato.
Articolo 45 - Sperimentazione scientifica
Il progresso della medicina è fondato sulla ricerca scientifica che si avvale anche della
sperimentazione sull'animale e sull'Uomo.
Articolo 46 - Ricerca biomedica e sperimentazione sull'Uomo
La ricerca biomedica e la sperimentazione sull'Uomo devono ispirarsi all'inderogabile principio
dell'inviolabilità', dell'integrità' psicofisica e della vita della persona. Esse sono subordinate al
consenso del soggetto in esperimento, che deve essere espresso per iscritto, liberamente e
consapevolmente, previa specifica informazione sugli obiettivi, sui metodi, sui benefici previsti,
nonché sui rischi potenziali e sul suo diritto di ritirarsi in qualsiasi momento della sperimentazione.
Nel caso di soggetti minori o incapaci è ammessa solo la sperimentazione per finalità preventive
e terapeutiche a favore degli stessi; il consenso deve essere espresso dai legali
rappresentanti. Ove non esistano finalità terapeutiche è vietata la sperimentazione
clinica su minori, su infermi di mente o su soggetti che versino in condizioni di soggezione o
dietro compenso di qualsiasi natura. La sperimentazione deve essere programmata e attuata secondo
idonei protocolli nel quadro della normativa vigente e dopo aver ricevuto il preventivo assenso da
parte di un comitato etico indipendente.
Articolo 47 - Sperimentazione clinica
La sperimentazione, disciplinata dalle norme di buona pratica clinica, può essere inserita in
trattamenti diagnostici e/o terapeutici, solo in quanto sia razionalmente e scientificamente
suscettibile di utilità diagnostica o terapeutica per i cittadini interessati. In ogni caso di studio
clinico, il malato non potrà essere deliberatamente privato dei consolidati mezzi diagnostici
e terapeutici indispensabili al mantenimento e/o al ripristino dello stato di salute.
Articolo 48 - Sperimentazione sull'animale
La sperimentazione sull'animale deve essere improntata a esigenze e a finalità scientifiche
non altrimenti conseguibili, a una fondata aspettativa di progresso della scienza medica e
deve essere condotta con metodi e mezzi idonei a evitare ogni sofferenza, dopo aver ricevuto
il preventivo assenso da parte di un comitato etico.
CAPO IX: Trattamento medico e libertà personale
Articolo 49 - Obblighi del medico
Il medico che assista un cittadino in condizioni limitative della libertà personale è tenuto
al rispetto rigoroso dei diritti della persona, fermi restando gli obblighi connessi con le sue
specifiche funzioni. In caso di trattamento sanitario obbligatorio il medico non deve porre in essere
o autorizzare misure coattive, salvo casi di effettiva necessità e nei limiti previsti dalla legge.
Articolo 50 - Tortura e trattamenti disumani
Il medico non deve in alcun modo o caso collaborare, partecipare o semplicemente presenziare ad atti
esecutivi di pena o di morte o ad atti di tortura o a trattamenti crudeli, disumani o degradanti.
E' vietato al medico di praticare qualsiasi forma di mutilazione sessuale femminile.
Articolo 51 - Rifiuto consapevole di nutrirsi
Quando una persona, sana di mente, rifiuta volontariamente e consapevolmente di nutrirsi, il medico
ha il dovere di informarla sulle conseguenze che tale decisione può comportare sulle sue condizioni
di salute. Se la persona è consapevole delle possibili conseguenze della propria decisione,
il medico non deve assumere iniziative costrittive ne' collaborare a manovre coattive di
nutrizione artificiale, ma deve continuare ad assisterla.
CAPO X: Onorari professionali
Articolo 52 - Onorari professionali
Nell'esercizio libero professionale vale il principio generale dell'intesa diretta tra medico e
cittadino. L'onorario deve rispettare il minimo professionale approvato dall'Ordine anche per le
prestazioni svolte all'interno di società di professionisti o a favore della mutualità volontaria
compresa l'attività' libero professionale intramoenia, esercitata dai medici dipendenti delle aziende
ospedaliere e delle aziende sanitarie locali, che si configuri come libera professione. Il medico
è tenuto a far conoscere al cittadino il suo onorario che va accettato preventivamente e, se possibile,
sottoscritto da entrambi. I compensi per le prestazioni medico-chirurgiche non possono essere
subordinati ai risultati delle prestazioni medesime. Il medico è tenuto non solo al rispetto della
tariffa minima professionale, ma anche al rispetto della tariffa massima stabilita da
ciascun Ordine provinciale con propria delibera, sulla base di criteri definiti dalla Federazione
Nazionale con proprio atto di indirizzo e coordinamento. Il medico può, in particolari circostanze,
prestare gratuitamente la sua opera, purché tale comportamento non costituisca concorrenza
sleale o illecito accaparramento di clientela.
CAPO XI: Pubblicità in materia sanitaria e informazione al pubblico
Articolo 53 - Pubblicità in materia sanitaria
Sono vietate al medico tutte le forme, dirette o indirette, di pubblicità personale o a vantaggio
della struttura, pubblica o privata, nella quale presta la sua opera. Il medico è responsabile dell'uso
che si fa del suo nome, delle sue qualifiche professionali e delle sue dichiarazioni. Egli deve
evitare, che attraverso organi di stampa, strumenti televisivi e/o informatici, collaborazione
a inchieste e interventi televisivi, si concretizzi una condizione di promozione e di sfruttamento
pubblicitario del suo nome o di altri colleghi.
Articolo 54 - Informazione sanitaria
L'informazione sanitaria non può assumere le caratteristiche
della pubblicità commerciale. Per consentire ai cittadini una scelta libera e consapevole tra
strutture, servizi e professionisti è indispensabile che l'informazione, con qualsiasi mezzo
diffusa, non sia arbitraria e discrezionale, ma utile, veritiera, certificata con dati oggettivi e
controllabili e previo nulla osta rilasciato per iscritto dal Consiglio dell'Ordine provinciale di
appartenenza sulla base di principi di indirizzo e di coordinamento della Federazione Nazionale.
Il medico che partecipi a iniziative di educazione alla salute, su temi corrispondenti alle sue
conoscenze e competenze, deve garantire, indipendentemente dal mezzo impiegato, informazioni
scientificamente rigorose, obbiettive, prudenti (che non producano timori infondati, spinte consumistiche
o illusorie attese nella pubblica opinione) ed evitare, anche in direttamente, qualsiasi forma
pubblicitaria personale o della struttura nella quale opera.
Art. 55 - Scoperte scientifiche
Il medico non deve divulgare notizie al pubblico su innovazioni
in campo sanitario se non ancora accreditate dalla comunità scientifica, al fine di non
suscitare infondate attese e illusorie speranze.
Articolo 56 - Divieto di patrocinio
Il medico o associazioni di medici non devono concedere patrocinio e avallo a pubblicità
per istituzioni e prodotti sanitari e commerciali di esclusivo interesse promozionale.
TITOLO IV: RAPPORTI CON I COLLEGHI
CAPO I: Solidarietà tra medici
Articolo 57 - Rispetto reciproco
Il rapporto tra i medici deve ispirarsi ai principi del reciproco rispetto e della
considerazione della rispettiva attività professionale. Il contrasto di opinione non deve
violare i principi di un collegiale comportamento e di un civile dibattito. Il medico deve assistere
i colleghi senza fini di lucro, salvo il diritto al recupero delle spese sostenute. Il medico deve
essere solidale nei confronti dei colleghi sottoposti a ingiuste accuse.
Articolo 58 - Rapporti con il medico curante
Il medico che presti la propria opera in situazioni di urgenza o per ragioni di specializzazione a
un ammalato in cura presso altro collega, acquisito il consenso per il trattamento dei dati
sensibili dal cittadino o dal legale rappresentante, è tenuto a dare comunicazione al medico
curante o ad altro medico eventualmente indicato dal paziente, degli indirizzi
diagnostico-terapeutici attuati e delle valutazioni cliniche anche nel caso di ricovero ospedaliero.
CAPO II: Consulenza e consulto
Articolo 59 - Consulenza e consulto
Il medico curante deve proporre il consulto con altro collega o la consulenza presso idonee strutture
di specifica qualificazione, ponendo gli adeguati quesiti e fornendo la documentazione in
suo possesso, qualora la complessità del caso clinico o l'interesse del malato esigano
il ricorso a specifiche competenze specialistiche diagnostiche e/o terapeutiche. Il medico,
che sia di contrario avviso, qualora il consulto sia richiesto dal malato o dai suoi familiari,
può astenersi dal parteciparvi fornendo, comunque, tutte le informazioni e l'eventuale
documentazione relativa al caso. Il modo e i tempi per la consulenza sono stabiliti tra il
consulente e il curante secondo le regole della collegiale collaborazione.
Articolo 60 - Divergenza tra curante e consulente
I giudizi espressi in sede di consulto o di consulenza devono rispettare la dignità sia del
curante che del consulente. E' affidato al medico curante il compito di attuare l'indirizzo terapeutico
concordato con il consulente e eventualmente adeguarlo alle situazioni emergenti. In caso di divergenza
di opinioni il curante può richiedere altra consulenza. Lo specialista o consulente che visiti un
ammalato in assenza del curante deve fornire una dettagliata relazione diagnostica e l'indirizzo
terapeutico consigliato.
CAPO III: Altri rapporti tra medici
Articolo 61 - Supplenza
Il medico che sostituisce nell'attività' professionale un collega e' tenuto, cessata la
supplenza, a fornire al collega sostituito le informazioni cliniche relative ai malati sino
allora assistiti, al fine di assicurare la continuità terapeutica.
Articolo 62 - Medico curante e ospedaliero
Tra medico curante e medici operanti nelle strutture pubbliche e private, anche per assicurare
la corretta informazione all'ammalato, deve sussistere, nel rispetto dell'autonomia e
del diritto alla riservatezza, un rapporto di consultazione, di collaborazione e di
informazione reciproca al fine di garantire coerenza e continuità diagnostico-terapeutica.
Articolo 63 - Giudizio clinico - Rispetto della professionalità
I giudizi clinici comunque formulati, durante la degenza in reparti clinico-ospedalieri e in
case di cura private e anche dopo la dimissione del malato, devono essere espressi senza ledere
la reputazione professionale dei medici curanti. La stessa condotta deve mantenere il medico
curante dopo la dimissione del malato.
CAPO IV: Medicina legale
Articolo 64 - Compiti e funzioni medico-legali
Nell'espletamento dei compiti e delle funzioni di natura medico
legale, il medico deve essere consapevole delle gravi implicazioni
penali, civili, amministrative e assicurative che tali compiti e
funzioni possono comportare e deve procedere, sul piano tecnico, in modo da soddisfare
le esigenze giuridiche attinenti al caso in esame nel rispetto della verità scientifica,
dei diritti della persona e delle norme del presente Codice di Deontologia Medica.
Il medico curante non può svolgere funzioni medico-legali di ufficio o di controparte
in casi che interessano la persona da lui assistita.
Articolo 65 - Visite fiscali
Nell'esercizio delle funzioni di controllo, il medico:
deve far conoscere al soggetto sottoposto all'accertamento la propria qualifica e la propria funzione;
non deve rendere palesi al soggetto le proprie valutazioni in merito alla diagnosi e alla terapia.
In situazione di urgenza o di emergenza clinica il medico di controllo deve adottare le
necessarie misure, a tutela del malato, dandone sollecita comunicazione al medico curante.
CAPO V: Rapporti con l'Ordine professionale
Articolo 66 - Doveri di collaborazione
Il medico e' obbligato a prestare la massima collaborazione e disponibilità nei rapporti con il
proprio Ordine professionale, tra l'altro ottemperando alle convocazioni del Presidente. Il medico
che cambia di residenza, trasferisce in altra provincia la sua attività o modifica la sua condizione
di esercizio o cessa di esercitare la professione, e' tenuto a darne tempestiva comunicazione
al Consiglio provinciale dell'Ordine. L'ordine provinciale, al fine di tenere un albo aggiornato,
recepisce queste modificazioni e ne informa la Federazione Nazionale. Il medico e' tenuto
a comunicare al Presidente dell'Ordine eventuali infrazioni alle regole, al reciproco rispetto
e alla corretta collaborazione tra colleghi e alla salvaguardia delle specifiche competenze che
devono informare i rapporti della professione medica con le altre professioni sanitarie.
Nell'ambito del procedimento disciplinare la mancata collaborazione e
disponibilità del medico convocato dal Presidente dell'Ordine costituisce ulteriore
elemento di valutazione a fini disciplinari. Il Presidente dell'Ordine provinciale, nell'ambito
dei suoi poteri di vigilanza deontologica, può invitare i medici esercenti la professione nella
provincia stessa, sia in ambito pubblico che privato, anche se iscritti ad altro Ordine, informandone
l'Ordine di appartenenza per le eventuali conseguenti valutazioni. Il medico eletto negli organi
istituzionali dell'Ordine deve adempiere all'incarico con diligenza e imparzialità
nell'interesse della collettività e osservare prudenza e riservatezza nell'espletamento dei
propri compiti.
TITOLO V: RAPPORTI CON I TERZI
CAPO I: Svolgimento dell'attività' professionale
Articolo 67 - Modalità e forme di espletamento dell'attività' professionale
Gli accordi, contrattuali e le convenzioni diretti allo svolgimento di attività professionale
in forma singola o associata, utilizzando strutture di società per la prestazione di servizi,
devono essere approvati dagli Ordini se conformi alle regole della deontologia professionale, che gli
Ordini sono tenuti a far osservare in ottemperanza agli atti di indirizzo e coordinamento
emanati dalla Federazione, sentito il Consiglio Nazionale della stessa, ivi compresa la
notificazione dello statuto all'Ordine competente per territorio. Il medico non deve partecipare a
imprese industriali, commerciali o di altra natura che ne condizionino la dignità e l'indipendenza
professionale. L'attività' professionale può essere svolta anche in forma associata con le
modalità previste dall'atto di indirizzo della Federazione Nazionale. Il medico nell'ambito di ogni
forma partecipativa o associativa dell'esercizio della professione:
è e resta responsabile dei propri atti e delle proprie prescrizioni;
non deve subire condizionamenti della sua autonomia e indipendenza professionale;
non può accettare limiti di tempo e di modo della propria attività, né forme di remunerazione
in contrasto con le vigenti norme legislative e ordinistiche e lesive della dignità e dell'autonomia
professionale.
Articolo 68 - Rapporto con altre professioni sanitarie
Il medico non deve stabilire accordi diretti o indiretti con altre professioni sanitarie che
svolgano attività o effettuino iniziative di tipo industriale e commerciale inerenti l'esercizio
professionale. Nell'interesse del cittadino il medico deve intrattenere buoni rapporti di
collaborazione con le altre professioni sanitarie rispettandone le competenze professionali.
TITOLO VI: RAPPORTI CON IL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE E CON ENTI PUBBLICI E PRIVATI
CAPO I: Obblighi deontologici del medico a rapporto di impiego o convenzionato
Articolo 69 - Medico dipendente o convenzionato
Il medico che presta la propria opera a rapporto d'impiego o di
convenzione, nell'ambito di strutture sanitarie pubbliche o private, e' soggetto alla potestà
disciplinare dell'Ordine anche in adempimento degli obblighi connessi al rapporto di impiego o
convenzionale. Il medico qualora si verifichi contrasto tra le norme deontologiche e quelle
proprie dell'ente, pubblico o privato, per cui presta la propria attività professionale, deve
chiedere l'intervento dell'Ordine, onde siano salvaguardati i diritti propri e dei cittadini.
In attesa della composizione della vertenza egli deve assicurare il servizio, salvo i casi di grave
violazione dei diritti e dei valori umani delle persone a lui affidate e della dignità,
libertà e indipendenza della propria attività professionale.
Articolo 70 - Direzione sanitaria
Il medico che svolge funzioni di direzione o di dirigenza sanitaria nelle strutture
pubbliche o private deve garantire, nell'espletamento della sua attività, il rispetto delle norme
del Codice di Deontologia Medica e la difesa dell'autonomia e della dignità professionale all'interno
della struttura in cui opera. Egli ha il dovere di collaborare con l'Ordine professionale,
competente per territorio, nei compiti di vigilanza sulla collegialità nei rapporti con e
tra medici per la correttezza delle prestazioni professionali nell'interesse dei cittadini. Egli,
altresì, deve vigilare sulla correttezza del materiale informativo attinente alla organizzazione
e alle prestazioni erogate dalla struttura.
Articolo 71 - Collegialità
Nella salvaguardia delle attribuzioni, funzioni e competenze, i rapporti tra i medici dipendenti
e/o convenzionati, operanti in strutture pubbliche o private devono ispirarsi ai principi
del reciproco rispetto, di collegialità e di collaborazione.
Articolo 72 - Eccesso di prestazioni
Il medico dipendente o convenzionato deve esigere da parte della struttura in cui opera ogni garanzia
affinché le modalità del suo impegno non incidano negativamente sulla qualità e l'equità'
delle prestazioni, nonché sul rispetto delle norme deontologiche. Il medico non deve assumere
impegni professionali che comportino eccessi di prestazioni tali da pregiudicare la qualità della
sua opera professionale e la sicurezza del malato.
Articolo 73 - Conflitto di interessi
Il medico dipendente o convenzionato con le strutture pubbliche o private non può in alcun modo
adottare comportamenti che possano favorire direttamente o indirettamente la
propria attività libero-professionale.
CAPO II: Medicina dello Sport
Articolo 74 - Accertamento dell'idoneità fisica
La valutazione dell'idoneità alla pratica degli sport deve
essere ispirata a esclusivi criteri di tutela della salute e dell'integrità fisica e psichica del
soggetto. Il medico deve esprimere il relativo giudizio con obiettività e chiarezza, in base alle
conoscenze scientifiche più recenti e previa adeguata informazione al soggetto sugli eventuali
rischi che la specifica attività sportiva può comportare.
Articolo 75 - Idoneità - Valutazione medica
Il medico ha l'obbligo, in qualsiasi circostanza, di valutare se un soggetto può
intraprendere o proseguire la preparazione atletica e la prestazione agonistica. Il medico
deve esigere che la sia valutazione sia accolta, in particolare negli sport che possano
comportare danni all'integrità' psico-fisica degli atleti, denunciandone il mancato accoglimento
alle autorità competenti e all'Ordine professionale.
Articolo 76 - Doping
Il medico non deve consigliare, prescrivere o somministrare trattamenti farmacologici o di altra
natura diretti ad alterare le prestazioni di un atleta, in particolare qualora tali interventi
agiscano direttamente o indirettamente modificando il naturale equilibrio psico-fisico del soggetto.
CAPO III: Tutela della salute collettiva
Articolo 77 - Attività nell'interesse della collettività
Il medico e' tenuto a partecipare all'attività' e ai programmi di tutela della salute nell'interesse
della collettività.
Articolo 78 - Trattamento sanitario obbligatorio e denunce obbligatorie
Il medico deve svolgere i compiti assegnati dalla legge in tema di trattamenti sanitari obbligatori
e deve curare con la massima diligenza e tempestività l'informativa alle autorità sanitarie e ad
altre autorità nei modi, nei tempi e con le procedure stabilite dalla legge, ivi compresa, quando
prevista, la tutela dell'anonimato.
Articolo 79 - Prevenzione, assistenza e cura della dipendenza da sostanze da abuso
L'impegno professionale del medico nella prevenzione, nella cura e nel recupero clinico e reinserimento
sociale del dipendente da sostanze da abuso deve, nel rispetto dei diritti della persona e senza
pregiudizi, concretizzarsi nell'aiuto tecnico e umano, sempre finalizzato al superamento della
situazione di dipendenza, in collaborazione con le famiglie e le altre organizzazioni sanitarie
e sociali pubbliche e private che si occupano di questo grave disagio.
DISPOSIZIONE FINALE
Gli Ordini provinciali dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri sono tenuti a inviare ai singoli
iscritti all'Albo il Codice di Deontologia Medica e a tenere periodicamente corsi
di aggiornamento e di approfondimento.
Il medico e l'odontoiatra devono prestare il giuramento professionale.